Seguite questo articolo e vi renderete conto che non potete mancare una visita al Bosco ai Frati in Mugello.
Intorno al VII secolo i monaci di San Basilio eressero una cappella ed un locale per i pellegrini. I monaci di San Basilio restarono in questo sito fino all’anno 1012. Poi il Bosco ai Frati rimase in stato d’abbandono per circa 200 anni. Ai primi del duecento gli Ubaldini potenti feudatari del Mugello chiamarono a risiedervi i frati francescani.
Nel 1273, Fra’ Bonaventura da Bagnoregio, che in seguito verrà fatto santo, ricevette gli emissari di Papa Gregorio X. Il papa aveva mandato, le insegne ufficiali per crearlo cardinale. La storia ufficiale narra che Fra’ Bonaventura era intento a sciacquare piatti e pentole. Ciò avveniva in un grande catino di pietra, tuttora presente nel convento. Fra Bonaventura non fu per nulla impressionato dalla nomina cardinalizia. Infatti chiese agli emissari papali di appendere le insegne ad un ramo di un albero di corniolo perché voleva terminare quel suo lavoro. Anche l’albero di corniolo è tuttora esistente nell’orto del convento.
Il 1348-1349 furono gli anni della grande peste in tutta Europa. Così i frati francescani abbandonarono il convento, per la prima volta. Altre due volte i frati francescani abbandonarono il convento : dal 1810 al 1815 e dal 1866 al 1870. La prima per le coercizioni di Napoleone e la seconda per le leggi del nuovo Regno d’Italia sulla soppressione dei conventi.
Nel 1420 con Cosimo “il Vecchio”, la famiglia dei Medici, acquistò un vasto latifondo nel Mugello. Della proprietà acquistata faceva parte anche il convento del Bosco ai Frati. Infatti, come più volte ribadito anche in questo blog, i Medici erano originari proprio di queste terre. Con bolla di Papa Martino V, nel 1427, dopo circa 80 anni di abbandono, i frati francescani fecero ritorno nel convento.
Iniziò così il periodo d’eccellenza del Bosco ai Frati, per almeno due secoli. Il patronato della famiglia Medici e la loro generosità fecero giungere nella chiesa e nel convento importanti opere d’arte. Si tratta di pale d’altare, dipinti ed inestimabili volumi incisi come dotazione per una grande biblioteca. Dal 1427 al 1438 furono realizzati dei lavori di ristrutturazione e di ripristino strutturale per mano dell’architetto Michelozzo.
Ma l’opera più importante presente al Bosco ai Frati è senz’altro il crocifisso ligneo attribuito a Donatello. la scultura presenta un drammatico e crudo realismo. Le membra del Cristo appaiono scarnificate ed emaciate segni palesi di sofferenza e morte. Il corpo del Cristo appare abbandonato pesantemente sul lignum crucis.
Il tragico e realistico Cristo crocifisso richiama con forza il nome del grande scultore Donatello. Naturalmente si tratta del Donatello nella fase finale della sua attività. Si tratta di un’attribuzione plausibile data dall’altissima qualità artistica della scultura. In essa il vigore anatomico, rende questo crocifisso una dolente e approfondita riflessione sul destino dell’uomo. Quindi anche solo per il crocifisso di Donatello non potete mancare una visita al Bosco ai Frati in Mugello
Veniamo ora a parlare di 2 grandi opere che erano presenti al Convento del Bosco ai Frati. La più famosa è una pala d’altare, dipinta fra il 1450/1452. Si tratta della pala di Bosco ai Frati comunemente chiamata “la sacra conversazione”. Questa è un’opera di Giovanni da Fiesole detto “Beato Angelico”. Beato Angelico insieme a Giotto e ad Andrea del Castagno rappresenta l’invidiabile eredità che il Mugello ha dato all’arte. La Pala in questione vero capolavoro rinascimentale è stato trasferito al museo di san Marco già alla fine del Settecento. “Madonna con Bambino” con i santi Antonio da Padova, Ludovico di Tolosa, Francesco (a sinistra),
Cosma, Damiano e Pietro Martire (a destra) tempera su tavola (1450 – 1452 c.a.) – 174 x 173 – Firenze, Museo di San Marco
Una seconda opera assai conosciuta è il trittico “Resurrezione di Lazzaro” di Nicolas Froment. Anche quest’opera è stata trasferita verso il 1780 alla Galleria degli Uffizi a Firenze.
Nicolas Froment (1461)- Il trittico – “Resurrezione di Lazzaro” (al centro), “Gesù in casa di Marta” (a sinistra) e “Lavanda dei piedi” (a destra) olio su tavola – 175 x 134 (centro), 176 x 66 (ognuno dei due sportelli) Firenze, Galleria degli Uffizi
Oggi solo pochi grandi dipinti sono ospitati entro le mura della chiesa. Una tela di Jacopo Ligozzi è datata 1589 con titolo “Allegoria del cordone di San Francesco”.
Poi un quadro su tela di Lodovico Cardi, soprannominato “Il Cigoli” risalente ai primi del 600.
Per ultima, la più antica, un’Annunciazione, pittura ad olio su tavola di Antonio del Ceraiolo,. datata 1515.
credits: ilfilo.net – foto Andrea Lapi – prof.Marco Pinelli